L’immunoterapia contro il melanoma continua a crescere. Alla ormai consolidata somministrazione di uno o due immunoterapici insieme, che ha già comunque cambiato la storia della malattia, si aggiunge infatti una nuovissima combinazione – una “superimmunoterapia” – che prevede l’utilizzo di tutti e tre i farmaci contemporaneamente.
Il tris nivolumab, relatlimab e ipilimumab, tutti inibitori del checkpoint immunitario, in grado cioè di togliere i “freni” al sistema immunitario contro il melanoma, porta la percentuale di sopravvivenza dei pazienti con melanoma avanzato, seguiti per più di 4 anni, a ben il 72%. Più del 20% di quanto farebbero i farmaci somministrati da soli o in coppia.
Ad aprire a questa nuova frontiera dell’immunoterapia è lo studio RELATIVITY-048, guidato da Paolo Ascierto, presidente Fondazione Melanoma e direttore dell’Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto Pascale, condotto in collaborazione con le università di Zurigo, di Aix-Marseille, di Losanna, di Oxford e del The Sidney Kimmel Comprehensive Cancer Center della Johns Hopkins Medicine. La ricerca offre speranze, anche se si tratta di dati preliminari su pazienti inoperabili e già con metastasi. Ma ancora una volta, in attesa del miglioramento, gli esperti ribadiscono l’importanza della prevenzione.
Perché è importante proteggere la pelle
Non sporcheremmo mai un biglietto da visita, dovendo proporlo ad altri. Ed allora? Allora prestiamo più attenzione al nostro, di biglietto. Che poi non è altro che la pelle. Proteggerla significa salvaguardare l’integrità della barriera cutanea riducendo la frequenza delle recidive di patologie infiammatorie croniche della cute molto frequenti, come dermatite atopica e dermatite da contatto, e normalizzare il suo microbioma preservandoci dalle infezioni.
E soprattutto, vuol dire difendere la nostra pelle dal sole e dai raggi UV in significa, non solo limitare il fotoinvecchimento e preservarsi dal rischio di sviluppare un melanoma, ma anche soprattutto prevenire i tumori cutanei non melanoma, come carcinoma basocellulare e squamocellulare. A ricordarci tutto questo sono i dermatologi della SIDeMaST, la Società Italiana di Dermatologia e Malattie Sessualmente Trasmesse, a congresso a Giardini-Naxos. Il loro messaggio è chiaro: “bisogna sensibilizzare le persone a proteggere e curare la propria pelle”.
Quanto pesa il melanoma
Pensate ai dati di incidenza del melanoma – in Italia il terzo tumore più frequente sia negli uomini che nelle donne al di sotto dei 50 anni – rilevati in alcuni Centri dermatologici italiani SIDeMaST: le prime stime indicano infatti un’incidenza doppia – 30 casi ogni 100mila abitanti – rispetto ai dati ufficiali che parlano di 15 casi ogni 100mila abitanti. In cifre, circa 15mila nuovi casi ogni anno, rispetto ai circa 7mila stimati (dati Iss).
“Oggi abbiamo la possibilità di trattare meglio tante malattie dermatologiche che prima purtroppo si faticava a curare, il melanoma in primis – segnala il presidente SIDeMaST Giuseppe Argenziano, Ordinario di Dermatologia dell’Università della Campania L. Vanvitelli di Napoli – ma la tutela della propria salute inizia prima e la partita non si vince da soli: bisogna investire sulla propria cute senza mai abbassare la guardia.
Oggi sappiamo perfettamente che il 95% dei tumori maligni epiteliali ed il 70-95% dei melanomi sono provocati dalla esposizione solare eccessiva. Tumori che possiamo prevenire adottando un adeguato stile di vita. Questo significa comprendere l’importanza della prevenzione primaria, proteggendo se stessi e i propri figli fin da piccoli dall’esposizione eccessiva e non controllata al sole, un nostro alleato per molti aspetti ma anche un cancerogeno naturale, e alle radiazioni UV in generale, non solo quindi quelle dei raggi solari ma anche quelle artificiali”.
Attenzione ai segnali d’allarme
Le misure protettive in generale includono una combinazione che va dal cercare l’ombra, proteggersi con vestiti, occhiali e cappello fino all’utilizzo di creme protettive per gli UVA e UVB con fattore di protezione alto o estremo sulle zone scoperte. Ma attenzione: la prevenzione deve proseguire osservando con attenzione ogni cambiamento della pelle, imparando a riconoscere i segnali di allarme relativi all’inizio di un tumore cutaneo e consultandosi periodicamente con il dermatologo quando si nota qualcosa di diverso o che cresce.
“Nonostante gli importanti risultati delle nuove terapie introdotte per i tumori della pelle – aggiunge Maria Concetta Fargnoli, Vice presidente SIDeMaST e Ordinario di Dermatologia presso l’Università degli Studi dell’Aquila – la diagnosi precoce resta la nostra arma più importante ed è lì che dobbiamo agire, insegnando alle persone ad osservarsi costantemente con attenzione. Il dermatologo ha oggi a sua disposizione numerose metodiche diagnostiche non invasive che, in aggiunta alla visita clinica, sono di grande utilità nel migliorare l’accuratezza diagnostica, consentendo la diagnosi precoce ed evitando le asportazioni inutili”. La carta da giocare è appunto sensibilizzare le persone.
Puntiamo sulla prevenzione fin da bambini
Come spesso accade in medicina anche per il melanoma, infatti, prevenire è meglio che curare. Perché nonostante questo tumore non spaventi più come in passato grazie alla disponibilità di farmaci innovativi, in primis l’immunoterapia che è in grado di guarire il 50% dei pazienti con malattia metastatica, la prevenzione e la diagnosi precoce restano le nostre migliori armi. Più tardi si arriva alla diagnosi, più la malattia progredisce e diventa più complicato curarla.
In chiave preventiva, in ogni caso, è fondamentale preservare la cute dai raggi solari: le scottature solari durante l’infanzia o l’adolescenza possono aumentare le probabilità di sviluppare il melanoma nella vita adulta.
Secondo l’American Academy of Dermatology cinque o più scottature solari sotto i 20 anni aumentano il rischio di melanoma dell’80% e il rischio di altri tipi di cancro della pelle del 68%.
Le creme solari si distinguono in due grandi gruppi: quelle ‘fisiche’ a base di ossido di zinco e biossido di titanio, che difficilmente causano irritazioni o ipersensibilità cutanea e agiscono come una barriera meccanica. Le seconde possono difendere sia dai raggi UVA che da quelli UVB e per le loro caratteristiche contengono sostanze che possono raramente irritare la pelle causando dermatiti da contatto.
Il rischio di sviluppare reazioni allergiche è ancora più concreto per i piccoli con dermatite atopica, per l’assenza di una integrità della barriera cutanea che li espone maggiormente agli insulti esterni. Tuttavia i possibili effetti avversi delle creme solari nei bambini sono tutti curabili, affrontabili e soprattutto sono molto rari.
Attenzione alle scottature
Il sole è un po’ come un farmaco. Alle giuste dosi esplica gli effetti benefici che ci portano ad essere più sereni, ad avere ossa più forti, a contrastare l’umore cupo. Ma se si esagera, soprattutto nelle prime esposizioni, i rischi superano di gran lunga i benefici. Soprattutto nelle persone con pelle molto chiara, il rischio di ripetute ustioni e quindi di sviluppare tumori cresce. Bisogna dare il giusto tempo alla melanina di “risalire” verso gli strati esterni della pelle, per costruire il colorito bronzeo che poi si deve mantenere nel tempo. Altrimenti si corrono solo pericoli.
Le radiazioni solari rappresentano infatti una vera e propria aggressione: un insulto fisico, un fattore irritante, nei confronti del quale la pelle attiva una serie di meccanismi di risposta diversamente modulati a seconda dell’entità dell’esposizione.
La risposta cutanea consiste nell’attivazione di meccanismi di difesa che coinvolgono il sistema immunitario, i sistemi di autoriparazione cellulare, i mediatori dell’infiammazione e le cellule produttrici di melanina. E non si deve proprio avere fretta. Ma soprattutto, occorre sempre proteggersi adeguatamente, in modo mirato in base alle caratteristiche della pelle. Senza esagerare con l’esposizione.
“Tutti noi abbiamo bisogno di mangiare, ma se facciamo una serie di indigestioni lo scontiamo in termini di salute – fa notare l’esperto. Con il sole accade lo stesso. Se non diamo all’organismo il tempo necessario per la fisiologica produzione di melanina in base allo stimolo, rischiamo scottature e lesioni che poi possono aprire la strada a problemi ben più seri.
Ricordate i controlli dal dermatologo
Non bisogna avere fretta. E non si debbono fare “indigestioni” di raggi solari. Bisogna dare il tempo agli strati inferiori della pelle di produrre la melanina e fare in modo che questa risalga verso l’epidermide. Tradotto in pratica: soprattutto nelle prime ore/giorni di esposizione occorre evitare di stare al sole nelle ore centrali della giornata e di proteggersi sempre con la protezione adeguata per le caratteristiche della carnagione.
Chi è particolarmente chiaro, di pelle, occhi e capelli deve mettere creme almeno con protezione 50 ricordando di proteggersi anche con cappello e maglietta non appena si ha la sensazione che la pelle “tiri”. La crema va spalmata almeno 15 minuti prima di esporsi al sole, quindi non direttamente sulla spiaggia appena ci si cambia e soprattutto va rinnovata ogni tre ore.
Altrettanto importante è non impiegare residui di vecchie creme, magari rimaste nella borsa da mare. Non dimenticate che queste possono degradare e quindi perdere la loro efficacia protettiva. Purtroppo i tumori legati agli effetti delle radiazioni ultraviolette sono in aumento, e la prevenzione è l’arma più efficace che abbiamo, insieme alla diagnosi precoce. Il che significa che dobbiamo fare regolarmente i controlli dal dermatologo.